giovedì 4 marzo 2010

Si fa tanto, ma c'è ancora molto da fare

(originariamente del 13 gen 2010 )

Sul Corriere della Sera di oggi ho letto del fatto raccapricciante avvenuto in una pizzeria di Treviso in cui una ragazza con sindrome di Down è stata pesantemente insultata.
Ripeto quanto ho scritto a commento sul sito della Tribuna di Treviso che ha riportato per esteso la notizia:
"... Caro papà, sono anch'io padre di 2 figli di cui la più piccola è persona con sindrome di Down. Innanzitutto un abbraccio forte a te e a tutti i tuoi figli.
C'e tutto un mondo di persone, genitori figli professionisti associazioni, che ogni giorno si spende per un mondo in cui la parola 'diversità' non abbia alcuna implicazione negativa, personale o sociale; tanti che costruiscono, con l'esempio del quotidiano e con il lavoro, un mondo in cui ciascuno possa dare il suo contributo. Purtroppo molti ancora sono 'indietro', non hanno l'esperienza, forse addirittura le capacità intellettive, di capire che non ci sono solo 'loro' nel mondo. Io ritengo che queste persone, come quella ti ha rivolto quella frase irripetibile che hai trovato in pizzeria, siano i veri disabili per una sana società. E' su loro, più che sui nostri figli, che bisognerebbe lavorare. Purtroppo c'è ancora tanto da fare. ... "

E qui ricordo che secondo le ultime definizioni dell'OMS la disabilità è da intendersi come la distanza che separa la condizione di salute di chiunque di noi (vale per tutti gli esseri umani, indipendentemente dalla concezione tradizionale di disabilità) con le condizioni ambientali in cui si trova.
Se con il nostro amore, la cura, gli interventi esterni e le terapie varie ci si concentra soprattutto sulla condizione di salute della persona con disabilità, e in particolare dei nostri figli, il mio personale parere è che tutti noi, genitori associazioni ed operatori volontari e professionali ed insegnanti, abbiamo anche il compito di lavorare sia esplicitamente che con la testimonianza perchè le condizioni ambientali, in questo caso la società in cui viviamo, siano capaci di permettere a tutti la loro vita. In questo le associazioni e le loro rappresentanze politiche, possono - e devono - avere la forza di farsi sentire nelle sedi opportune.
E' capitato a Treviso, è capitato prima e capiterà ancora di trovare idioti che con una frase rischiano di rovinare una vita, spero che un giorno non solo noi diretti interessati ma tutta la società tratti questi individui come meritano.
Che i nostri figli siano sempre orgogliosi.

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