giovedì 4 marzo 2010

Insieme

(originariamente del 29 mag 2009)

Qualche domenica fa ho accompagnato mio figlio maggiore a giocare una partita di un torneo di minibasket.
Quando la squadra avversaria è scesa in campo mi accorgo che tra loro gioca una ragazzina (nel minibasket è frequente la squadra mista) che si rivela essere una persona con sindrome di Down.
Durante la partita ella ha partecipato alternandosi tra campo e panchina come i suoi compagni.
Obbiettivamente, e a mio parere non dobbiamo mai dimenticarci di esserlo, in partita ha toccato pochi palloni ma è sempre stata vicina all’azione e trattata dai compagni e avversari come tutti.
Di sera a casa, visto che mio figlio saltuariamente inizia ad esternare riflessioni e domande sul presente e futuro di sua sorellina (che è persona con sindrome di Down), gli ho parlato per sottolineargli che la ragazzina con la sindrome di Down in campo giocava, si impegnava e si divertiva come lui e tutti gli altri: “In effetti – ha detto - mi ero accorto che aveva la sindrome, ma solo all’inizio poi non ci ho più fatto caso”.
Penso sia stato lui a dare una lezione a me.

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