venerdì 28 febbraio 2020

Una occasione persa

Una ventina di giorni fa a Los Angeles si è tenuta la cerimonia annuale degli Oscar cinematografici. Come di consueto per ogni categoria di premiati uno o due attori/attrici fanno una breve presentazione subito prima di annunciare il vincitore. Ad un certo punto della cerimonia sale sul palco un attore accompagnato da una persona adulta con sindrome di Down. E senza alcun annuncio particolare si mettono a presentare alternandosi nelle battute. “Wow! - penso io - che bella occasione!”: all’interno di una tra le manifestazioni più seguite una persona con sindrome di Down fa la sua parte. Così come deve essere: insieme ad altre persone portando ciascuno le proprie competenze e personalità per l’obiettivo comune. Senza attese, senza pubblicità, senza clamore: semplicemente insieme. Bello, si, ma… Purtroppo l’attore che accompagna la persona con sindrome di Down (non so nulla del retroscena: se è un suo parente, se è stata una sua idea o della regia degli Oscar) non riesce a trattenere “l’ansia da prestazione”. Fa smorfie, è imbarazzato per i tempi più lunghi (inevitabili per conto mio) nella dizione del suo collega, gli suggerisce qualcosa all’orecchio, lo aiuta nell’apertura della busta: è evidentemente a disagio. Peccato. Un possibile gran momento di vera e semplice inclusione si è trasformato in un momento di imbarazzo e sottolineatura delle difficoltà e differenze. Probabilmente più che preparare al momento la persona con sindrome di Down, come suppongo sia stato fatto e con successo visto che ha letto ed agito in modo più che soddisfacente, si sarebbe dovuto preparare l’attore a vivere questo momento con maggiore serenità e proattività. Un po' come al lavoro: da una parte la persona con sindrome di Down deve avere un bagaglio di competenze, formali e non, tali da poter sostenere il suo ruolo, dall’altra è parimenti importante che il gruppo di lavoro e l’ambiente tutto sia preparato per lavorare al meglio con la persona con sindrome di Down. In questo modo è probabile che tutto funzioni bene e con profitto per tutti, altrimenti si rischia il fallimento dell’inserimento lavorativo. Inclusione non è solo lavorare e vivere insieme, è lavorare e vivere insieme conoscendo e rispettando ciascuno le proprie caratteristiche personali.